Mediazione familiare, nuova sfida per i detenuti
Presentato in Caritas a Milano il progetto “Mediamoci”.
“Ci voleva un progetto indirizzato ai detenuti e alle loro famiglie, ne abbiamo proprio bisogno”.
“Questo progetto è un passo in avanti sulla legalità che si contrappone in modo netto alle politiche sulla sicurezza”. Questi sono stati gli ultimi commenti che ho “rubato” al termine del Convegno “Mediamoci” che rappresentano bene lo stato d’animo dei partecipanti, la maggior parte assistenti sociali, mediatrici/ori famigliari, avvocati penalisti e civilisti. Il video a fine pagina restituisce l’atmosfera dell’evento.
Una giornata calda in tutti i sensi Giovedì 6 Aprile, il clima mite e l’auditorium della Caritas Ambrosiana di Via San Bernardino pieno come un uovo. Non capita spesso di inoltrarci in un convegno con tutti i posti a sedere (in questo caso 100) al completo e persone in piedi che rasentano i muri.
Ma andiamo con ordine: di cosa parlava il convegno?
E’ stato presentato il progetto “Mediamoci” dell’Associazione “Il Girasole”, avente come obiettivo: “la creazione di uno spazio di ascolto per i detenuti e le loro famiglie”. Molto concretamente si tratta di supportare e accompagnare il detenuto (a fine pena o con la possibilità di accedere ai benefici del permesso premio e della misura alternativa) in un percorso di riavvicinamento alla famiglia in particolar modo al suo ruolo di genitore.
Chi erano i relatori?
I relatori sono stati presentati dal Presidente dell’ Associazione “Il Girasole” dott.ssa Luisa Bove che ha coordinato il tavolo di lavoro. La dott.ssa Rosita Marinoni, la prima intervenuta, ha iniziato il suo intervento sulla “Mediazione famigliare nell’ottica sistemica” cercando di spiegare bene cosa si intende per mediazione familiare e cioè un processo collaborativo di risoluzione del conflitto, in cui le coppie il cui rapporto sta finendo o è finito, sono assistite da un soggetto terzo imparziale (il mediatore) per comunicare l’uno con l’altra e trovare una risoluzione accettabile per entrambi dei problemi in questione. L’apporto alla mediazione in ambito penale è stata la centralità del suo intervento che ha toccato le corde dei partecipanti e con particolare vigore ha espresso in modo molto chiaro il ruolo di uno spazio di ascolto per il detenuto e suoi cari, dando anche all’associazione il Girasole spunti importanti per il suo agire.
Il dottor Luca Villa, il secondo intervenuto, ha fatto un analisi completa sulla “bi-genitorialità” in caso di separazione o allontanamento e ha focalizzato il suo intervento sul supporto alla ricostituzione durante e dopo la pena.
Il Break offerto dall’associazione “Il girasole” è stato molto gradito per rinfrescarsi (visto il caldo) e le “colombe” pasquali sono servite per non avere cali di zucchero e continuare il convegno energie rinnovate.
La dott.ssa Sara Santi ha presentato il progetto “Mediamoci”.
Gli obiettivi: 1.Creare uno spazio di ascolto per i detenuti e le loro famiglie.
2.Supportare e accompagnare percorsi di reinserimento familiare per i detenuti in fine pena o con possibilità di accedere ai benefici del permesso premio e della misura alternativa, con particolare attenzione al ruolo genitoriale.
3.Favorire il detenuto nella relazione con i propri affetti e sostenerlo nel ristabilire il proprio ruolo famigliare.
4.Sostenere il detenuto nella fase di rientro in famiglia, prevalentemente dal punto di vista affettivo e relazionare dopo anni di allontanamento.
Per perseguire gli obiettivi è stata spiegata la strada da percorrere, ossia lo Sportello e il Percorso di mediazione. Allo sportello possono rivolgersi detenuti, persone in permesso premio, in esecuzione penale esterna, ex detenuti e le loro famiglie che sentano il bisogno di ricostruire un nuovo equilibrio familiare, riappropriandosi del proprio ruolo genitoriale e coniugale. Lo sportello offre ascolto e collaborazione.
Di conseguenza al percorso di Mediazione vi accede chi è stato inviato dallo sportello di ascolto, dai servi del territorio, dalle strutture penitenziarie o chiunque ne senta esigenza e bisogno. Molto interessante e gradita dal pubblico presente l’offerta del percorso. Essa accompagna la persona ad un rientro nel contesto familiare di appartenenza ponderato e realizzato tenendo conto delle reali esigenze, delle giustificabili preoccupazioni espresse dal detenuto e dai familiari, tentando di attenuare le potenziali conflittualità del modificato assetto relazionale, affettivo, economico ed abitativo, con particolare attenzione ai contesti famigliari multi problematici. Inoltre accompagna chi vuole separarsi e regolarizzare un nuovo equilibrio familiare.
L’ultimo intervento è stato dell’avvocato Pier Francesco Poli, incentrato soprattutto sulle specifiche legali nella tutela dei minori e sul matrimonio, nel caso di condanna penale e carcerazione. Importanti e apprezzate dal pubblico le indicazioni legali per accedere alle misure alternative e alle conseguenti necessità abitative e di reinserimento familiare. Poli ha terminato con un indicazione importante: la necessità di lavorare in équipe tra mediatori, assistenti sociali e avvocati per dare al progetto un senso logico.
La coordinatrice del tavolo dott.ssa Luisa Bove ha riassunto in breve gli interventi e ha dato la parola ai partecipanti. Diverse le domande poste ai relatori sulla bi-genitorialità sulla mediazione famigliare, sugli aspetti tecnici del progetto e sulle normative legali riguardanti il reinserimento.
Concludo con un affermazione a me molto cara. E’ da poco che sono nell’associazione, un tempo minimo, un mese, ma già mi sento inserito da tempo in questo contesto, in quanto penso che i progetti di inclusione sociale siano il miglior deterrente per gli individui perché non tornino a delinquere.
Seguirò questo progetto con l’attenzione dovuta e ricordandomi sempre delle parole di Don Lorenzo Milani:
“Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è politica. Sortirne da soli è avarizia.”
Un abbraccio.
Luigi Brambillaschi